Sigarette elettroniche

Sigarette elettroniche, sono utili per la cessazione del fumo?

Una delle conclusioni più frequenti di una visita pneumologica è l’indicazione assoluta alla cessazione del fumo. E una delle domande ora diventate frequenti riguarda la possibilità di un eventuale passaggio alla sigaretta elettronica.

Così nell’aggiornamento professionale dello pneumologo è comparsa anche la necessità di documentarsi su questa “cosa”, la e-cig, che in sostanza consiste in un inalatore a batteria che permette di aspirare un vapore di acqua, glicole propilenico, aromi alimentari a scelta ed eventualmente nicotina. Ha la forma di una sigaretta e permette quindi tutta la gestualità connessa con il fumo di una sigaretta “vera”: ha persino un led rosso che si illumina aspirando per simulare la combustione che non c’è.


E’ ovvio che proprio per l’assenza di combustione non si possono verificare molti danni legati alla pirolisi del tabacco (catrami, benzene, idrocarburi aromatici) e dunque il rischio della bronchite cronica e del tumore del polmone – malattie notoriamente correlate al fumo – dovrebbe essere completamente assente sul piano teorico: mancano conferme sperimentali, ovviamente non facili da ottenere.

Il ben noto p.m. dott. Guariniello poi sta indagando su eventuali danni da metalli pesanti trovati in alcuni liquidi da vaporizzare: naturalmente è possibile che possano essere presenti come inquinanti, come d’altronde in molti alimenti. Ma insomma si può concludere che la sigaretta elettronica “caricata” senza nicotina è innocua per chi la fuma (in gergo : la swappa) e per chi sta vicino ed inala il vapore passivo (anche se le posizioni istituzionali sono molto caute e al momento “proibizioniste”).


Resta il problema della nicotina, che è la sostanza che induce dipendenza sia fisica che psichica e che si può introdurre in quantità variabile nel liquido di carica della e-cig. Anche a dosi basse, la nicotina aumenta la frequenza cardiaca e la pressione del sangue. Assorbita dalla mucosa della bocca, dei bronchi e dagli alveoli polmonari, la nicotina entra nel circolo sanguigno e raggiunge il cervello dove interferisce con il metabolismo della dopamina: agisce quindi sull’umore e aumenta il livello di beta-endorfine, con un effetto stimolante e rilassante sull’organismo. Dosi più elevate di nicotina inducono nausea e vomito e dosi superiori a 0,5 mg/Kg sono mortali, per blocco dei recettori dell’acetilcolina.

Fumata o swappata la nicotina ha dunque un effetto cardiocircolatorio e neurologico, a seconda della dose: la quantità di nicotina assunta con la sigaretta elettronica è variabile, ma comunque significativamente minore rispetto ad una sigaretta di tabacco: secondo calcoli attendibili un fumatore di 20 sigarette al giorno assorbe nelle 24 ore 16 mg di nicotina, mentre uno swappatore ne assorbe 7 – 9 mg a seconda della carica della cartuccia utilizzata nella sua e-cig.

Anche sul versante della nicotina la sigaretta elettronica parrebbe essere dunque meno dannosa di quella tradizionale. Bisogna però dire che la minor gratificazione dovuta alla dose ridotta induce spesso lo swappatore ad aumentare il numero di e-cig inalate, anche per il minor impatto irritativo sulla gola. Tant’è che oggi sono proibite ai carcerati (ai quali è permesso fumare tabacco) per evitare il possibile suicidio da sovradosaggio nicotinico.


Ma infine, può essere utile nel favorire la cessazione del fumo?

La questione resta dubbia e discussa fra sostenitori e contrari ed è ancora allo studio: una sperimentazione su 126 pazienti è iniziata allo IEO in collaborazione con il S. Raffaele; in Nuova Zelanda uno studio randomizzato e controllato confronterà i risultati sulla cessazione completa del fumo fra coloro che hanno utilizzato la e-ci piuttosto che i cerotti di nicotina.

Bisogna anche dire che ogni fumatore è diverso dall’altro ed esiste una predisposizione genetica (varianti dei geni dei recettori nicotinici CHRNA5, CHRNA3 CHRNB4) che rende ben difficile la cessazione del fumo.

In realtà, ripetendo la gestualità del “vero” fumatore, chi swappa sigarette elettroniche non modifica il suo atteggiamento comportamentale, mantenendo la sua dipendenza psichica dalla ritualità dei gesti del fumo. Inoltre è assai complesso attuare una seria riduzione scalare del contenuto nicotinico di ogni sigaretta elettronica, in modo da conseguire una disassuefazione progressiva dalla dipendenza da nicotina analoga a quella ottenibile con i cerotti.

Queste considerazioni al momento hanno fatto sì che, al momento, la sigaretta elettronica in nessun Paese sia consigliata come presidio per la cessazione del fumo. Anzi se ne paventa l’uso ludico, nei giovani non fumatori, come possibile iniziazione al fumo di tabacco. Personalmente non la consiglio ai miei pazienti che devono sospendere il fumo e preferisco ricorrere ai farmaci tradizionali salvo i casi di “riduzione del rischio”.


Copio/incollo le conclusioni operative della SIMER (Società italiana medicina respiratoria) e dell’AIPO (Associazione italiana Pneumologi Ospedalieri):

  1. non ci sono al momento supporti scientifici per approvare l’uso della sigaretta elettronica, come alternativa sicura alla sigaretta tradizionale a base di tabacco;
  2. chiunque si accinga ad utilizzare o stia facendo uso della sigaretta elettronica deve essere messo a conoscenza dei suoi potenziali danni alla salute (biologico, e/o di dipendenza fisica e comportamentale) la cui entità è da quantizzare;
  3. non è possibile escludere che l’uso della sigaretta elettronica in ambienti confinati sia nocivo per la salute dei soggetti esposti non fumatori, in particolare quelli potenzialmente più suscettibili (bambini, donne in gravidanza, anziani, pazienti con malattie respiratorie e cardiovascolari croniche);
  4. non ci sono al momento supporti scientifici per approvare l’uso della sigaretta elettronica come metodo per smettere di fumare;
  5. l’uso della sigaretta elettronica può essere valutato in casi selezionati (e pertanto, a livello individuale ma non a livello di popolazione), all’interno di un percorso medico-assistito di disassuefazione dal fumo di tabacco, finalizzato a una possibile strategia di riduzione del rischio (ad es. in fumatori con grave comorbidità psichiatrica, malattie neoplastiche in stadio terminale, storia di dipendenza da fumo di tabacco non rispondente a ripetuti interventi farmacologici e comportamentali di dimostrata efficacia);
  6. si raccomanda che gli operatori sanitari ricordino e seguano sempre e comunque le attuali linee guida basate sull’evidenza scientifica per il trattamento del tabagismo: il primo consiglio per ogni fumatore è smettere di fumare, ed ogni fumatore deve essere informato sull’esistenza di farmaci e programmi di trattamento efficaci che possono aiutarlo nella cessazione del fumo;
  7. l’abolizione o comunque la riduzione dell’abitudine al fumo di sigaretta è uno dei più importanti provvedimenti per la salute pubblica e individuale. Pertanto, la comunità scientifica è invitata a implementare studi clinici controllati e studi osservazionali sulla sigaretta elettronica, per valutarne il reale impatto sia in termini di sicurezza per la salute sia nel potenziale ruolo nella cessazione/riduzione del fumo di tabacco.