SI FA IN FRETTA A DIRE INFLUENZA…

Nel linguaggio colloquiale il temine influenza è per lo più impiegato riferendosi ad una malattia infettiva lieve, fastidiosa ma non grave,: un po’ di influenza… in realtà l’influenza è una patologia tutt’altro che omogenea e la sua gravità è molto variabile secondo  gli anni e soprattutto secondo le capacità immunitarie dei singoli.

Intanto il virus dell’influenza (virus a RNA del gruppo delle Orthomixoviridae)  ha ceppi e varianti molto diversi, classificati come A,B e C.  Il gruppo A poi è classificato a seconda della presenza di emoagglutinina (sigla H) e di neuraminidasi (sigla N)  in combinazioni diverse con gravità diverse:  la “spagnola” del 1918 era un H1N1  e fece 50 milioni di morti nel mondo.

I vari ceppi poi si rimescolano fra di loro con combinazioni sempre nuove, per cui non è detto che il vaccino   ( costruito per 4 ceppi) funzioni sempre. Inoltre il ceppo che si sviluppa un certo anno può essere abbastanza diverso da quello dell’anno precedente.  La stagionalità della malattia permette di controllare quali virus siano stati in causa nell’altro emisfero  nell’inverno appena trascorso, ma il criterio non è certo.

Nella stagione 2023/24 i vaccini tetravalenti contenevano antigeni virali (emoagglutinina e neuraminidasi) H1N1 e H3N2  del gruppo A e due ceppi del gruppo B.

I sintomi dell’influenza sono noti e compaiono dopo un paio di giorni di incubazione:  febbre più o meno alta, astenia, dolori ossei e muscolari,  rinite, mal di gola, tosse secca o con poco espettorato mucoso; talora anche disturbi intestinali. Il tutto tende a risolversi spontaneamente in una settimana, poco più o poco meno; ma in pazienti  più fragili l’infezione può estendersi al polmone con una polmonite virale anche grave.  Inoltre l’infezione influenzale può favorire la riacutizzazione di malattie preesistenti come l’asma e la BPCO e favorire l’attecchimento di infezioni batteriche.

La diagnosi può essere confermata con l’isolamento del virus, con la documentazione di anticorpi antivirali nel sangue, con tecnica PCR di riconoscimento del RNA del virus.   Esistono anche test rapidi con tamponi analoghi a quelli impiegati nel CoViD, ma non sono molto affidabili.

La prevenzione di base  si fonda sul vaccino, da praticarsi  prima dell’inizio dell’epidemia. Importanti sono le norme igieniche di protezione personale, tant’è che durante l’epidemia di  CoViD con  le attenzioni diffuse che ha comportato (disinfezione delle mani, distanziamento sociale, mascherine) l’influenza era praticamente scomparsa.   Il lavaggio e la disinfezione delle mani restano fondamentali, come le attenzioni  nell’evitare diffusione  virale coprendosi  la bocca se si tossisce o sternutisce e nel disinfettare zone comuni frequentate da ammalati.   Le persone a rischio (anziani, bronchitici, cardiopatici) hanno buoni motivi per evitare ambienti affollati  o pericolosi come gli ospedali o  le sale d’aspetto dei medici.

Le cure sono spesso sintomatiche: antifebbrili, antinfiammatori.  Di grande importanza è la buona idratazione e il riposo in casa (opportuno anche per limitare la diffusione virale) .   Gli antivirali  (oseltamivir in compresse, zanamivir per inalazione) non sono  prescritti se non in situazioni particolari e hanno probabilità di essere almeno parzialmente utili solo se impiegati al primo apparire di sintomi.  Vengono talora prescritti antibiotici (assolutamente inefficaci sui virus) per prevenire complicanze batteriche in pazienti a rischio: in particolare può essere utile l’azitromicina che ha anche qualche effetto di stimolo immunitario.