Sono passati pochi giorni dall’isolamento in Italia (a Parma) del virus influenzale 2007 e già un consistente numero di persone ne ha sperimentato gli sgradevoli effetti: febbre alta, dolori un po’ dappertutto, irritazione di gola, nausea, vomito.
Il grosso è previsto per gennaio – febbraio: si prevede che saranno 4 milioni gli italiani che ne saranno infettati quest’inverno.
E’ l’influenza “Pacifica”, nome che non le si adatta poi così bene, visti i sintomi.
I virus dell’ influenza è un A/H1N1, originato in un arcipelago a Nord-Est dell’Australia, le isole Salomone; si sta diffondendo rapidamente in Italia, anche se non si tratta, almeno per ora, di una vera epidemia. Sarà associato al “Wisconsin”, il ceppo americano dell’ influenza dell’ anno scorso e non è escluso si ripresenti anche un B dalla Malesia.
La conoscenza del genoma del virus non ci dà grandi informazioni sulla sua gravità, ma fa prevedere quali saranno i gruppi più colpiti: gli anziani, se si tratta di un ceppo “nuovo”, (contro il quale non hanno avuto in passato produzione di anticorpi), i giovani se si tratta di un ceppo “vecchio” (al quale gli anziani sono più resistenti). La situazione riguardo la gravità dell’ influenza di quest’anno è dunque intermedia.
La variabilità genetica del virus influenzale spiega perché il vaccino debba essere ripetuto annualmente: ogni anno le caratteristiche antigeniche sono un po’ diverse.
Il vaccino è altamente efficace nel fornire protezione contro l’infezione influenzale: ma non tutti gli episodi febbrili sono “influenza”, anche se spesso sono assimilati con questo nome nel linguaggio comune: molti altri virus, a cominciare da quello del raffreddore comune, danno quadri analoghi.
Naturalmente queste forme non sono protette dal vaccino antinfluenzale, che è specifico per l’ influenza “vera”.
Chi non ha effettuato il vaccino dal virus dell’ influenza ha alte probabilità di malattia, ma ovviamente sono più a rischio coloro che non possiedono buone difese immunitarie: anziani e bambini al si sotto dei due anni, ma soprattutto portatori di malattie immunodeprimenti (diabete, tumori) e persone in cura con farmaci immunosopressori.
La protezione dal contagio, per chi non è vaccinato, è difficile, non essendo attuabile un efficace isolamento: evidentemente la frequentazione di ambienti molto affollati è di maggior rischio. Anche il freddo riduce le capacità di difesa dell’organismo: un vestiario e un regime di riscaldamento adeguati sono di aiuto alle difese dell’organismo.
L’alimentazione è fondamentale nel fornire i “mattoni” per la costruzione degli anticorpi: quella ottimale sarà ricca di proteine e di vitamine, senza essere pesante.
Infine è bene non trascurare qualche norma igienica generale (lavaggio delle mani, dei denti e soprattutto del naso con soluzione fisiologica).
Quando, un paio di giorni dopo il contagio, i sintomi della malattia compaiono non vi sono molte alternative ad una buona cura sintomatica: riposo al caldo, farmaci antipiretici, buona idratazione. Quattro o cinque giorni saranno sufficienti, ma non esiste un farmaco che la possa “stroncare”. In particolare gli antibiotici non sono efficaci.
Il vero problema sono le complicazioni: l’influenza rende più fragili di fronte ad altre malattie, soprattutto all’attacco di microbi a livello broncopolmonare: la polmonite è la complicanza più frequente e temibile dell’ influenza.
Chi poi soffre già di una malattia broncopolmonare ha larghe probabilità che questa si riacutizzi: è il caso della bronchite cronica. In questi casi una tempestiva cura antibiotica può evitare il progredire della complicazione.