La febbre suina, sintomi e vaccino
Introduzione
L’ influenza è una malattia infettiva trasmessa da un RNA-virus della famiglia degli Orthomyxovirus.
Se ne riconoscono tre gruppi, A, B, C.
I virus del gruppo A sono i più aggressivi e sono diffusi fra uomini e fra diverse specie di animali, in particolare fra uccelli e suini. Se ne distinguono diversi sottotipi a secondo delle caratteristiche antigeniche delle glicoproteine di superficie (da H1 a H16) e delle loro neuramidasi (da N1 a N9). Ogni sierotipo ha poi un gran numero di ulteriori sottotipi.
Del gruppo A sono state le grandi influenze di questo secolo: la spagnola del 1918/19 (H1N1), l’asiatica del ‘57/58 (H2N2), l’Hong-Kong del ‘68/69 (H3N2).
IL gruppo B è quasi esclusivamente umano, ha un solo sierotipo e poche mutazioni; il C è suino e umano, ma è poco comune.
I vari sierotipi si possono rimescolare fra di loro, con mutazioni più o meno profonde, originando virus sempre un po’ diversi fra loro: l’influenza di questo inverno ad esempio contiene tre “nuovi” ceppi:l’ A/Brisbane/59/2007 (che è un H1N1), l’A/Brisbane/10/2007 (un H3N2) e un B/Brisbane/60/2008. Per questo ogni anno anche il vaccino deve essere rinnovato.
Cosa è l’influenza suina
L’ influenza suina di cui tanto oggi si parla è trasmessa da un virus A/H1N1, come quello della spagnola del 1918. La trasmissione che in passato avveniva SOLO da maiale a maiale e da maiale a uomo è divenuta possibile da uomo a uomo e questo ha scatenato una rapida diffusione nel mondo: l’11 giugno 2009 in seguito all’improvviso aumento di casi in Australia (dove iniziava la stagione fredda) ha fatto dichiarare all’OMS lo stato di pandemia. L’infezione suina ha continuato propagarsi con straordinaria rapidità, ma per lo più non si è dimostrata clinicamente grave.
Questo ceppo A / H1N1 non è però nuovo: ha già fatto due volte il giro del mondo (nel 1977 e nel 1997) e perciò molte persone ne sono già immunizzate in tutto o in parte. Non possono invece possedere anticorpi specifici i giovani che non sono mai venuti a contatto con questo virus (e quindi hanno maggiore probabilità di esserne colpiti dall’influenza).
Come si trasmette l’influenza suina
L’ influenza A si trasmette esattamente come la tradizionale influenza stagionale, attraverso minuscole gocce di saliva durante starnuti, tosse o mentre si parla; la trasmissione può avvenire per via indiretta, per esempio attraverso il contatto con mani contaminate da secrezioni respiratorie. Non è invece possibile contrarre l’influenza con il consumo di carne di maiale. Il periodo di incubazione è di norma di alcuni giorni, mentre eccezionalmente può ridursi fino a 24 ore. La persona infetta è contagiosa da qualche giorno prima della comparsa dei sintomi e per altri 4-5 giorni. Alcune categorie, bambini sopratutto, possono rimanere contagiosi anche per più di 10 giorni.
E poi cosa succede?
Dalle goccioline sparse dal malato i virus vengono inalati da persone sane e si insediano sulle mucose dei bronchi, entrando nelle loro cellule. Qui si moltiplicano e alla morte della cellula si spargono nell’organismo infettando altre cellule.
Ma l’organismo risponde quasi subito con una prima linea di difesa: alcune molecole specifiche fanno alzare la temperatura del corpo, dilatando i capillari rendendoli più permeabili, facilitando così l’afflusso di globuli bianchi e di sostanze endogene ad effetto antivirale: tutto questo è per lo più sufficiente a fermare e a distruggere i virus in pochi giorni. Dopo una settimana arriveranno anche gli anticorpi specifici contro il virus per completare l’opera. Naturalmente se questi anticorpi erano già presenti all’arrivo del virus (per una vaccinazione o per una passata influenza con lo stesso ceppo), la malattia non inizierà nemmeno a svilupparsi.
I sintomi della malattia sono dunque quelli causati dai meccanismi di difesa: la febbre fa produrre in quantità ossido di azoto, che è un potente vasodilatatore (lo stesso che entra in gioco con il Viagra): la dilatazione delle arterie fa abbassare la pressione e il cuore deve aumentare il suo sforzo per mantenerla. Se è già malato può non farcela.
Chi invece soffre di malattie croniche polmonari come l’enfisema o bronchite cronica e in generale di tutte le patologie che riducono la capacità di incamerare ossigeno, avrà un ulteriore problema ad assumere aria ossigenata per l’intaso dei bronchi infiammati e può andare incontro all’insufficienza respiratoria. La situazione si aggraverà ulteriormente se si verificheranno complicazioni a livello dei polmoni, come la polmonite batterica.
Come riconoscere l’influenza suina?
Indipendentemente dal virus in causa i sintomi sono gli stessi e ben noti:
- Febbre, talora accompagnata da brividi se sale rapidamente, con sudorazioni quando scende
- Mal di testa e stanchezza profonda secondarie alla febbre
- Naso chiuso e secrezione nasale molto liquida
- Mal di gola e bruciore al petto
- Tosse secca, talora con qualche difficoltà a respirare
- Dolori muscolari ed articolari
- Affaticamento anche quando non c’è febbre, malessere generale
- Perdita di appetito
- Talora nausea, vomito, diarrea, se alla virosi respiratoria si accompagna anche una infezione a livello gastroenterologico
Naturalmente la gravità dei singoli sintomi e la loro associazione varia a seconda degli individui, a seconda della carica virale e delle possibilità dei meccanismi di difesa fino ad essere molto severa in persone più sensibili o ad essere quasi asintomatica.
Pericolo e mortalità dell’influenza
L’ influenza è poco pericolosa “di per sé”, perché i meccanismi di difesa che abbiamo visto sono più spesso in grado di contenerla: pericolose sono le sue complicazioni.
L’ influenza miete perciò un notevole numero di vittime soprattutto fra anziani e malati cronici: in media in Italia fra 5000 e 8000 casi l’anno.
I dati attuali riguardanti l’influenza suina evidenziano la sua scarsa pericolosità, nettamente inferiore alla “stagionale”: l’ultimo aggiornamento (2 novembre 09) comunicato dal viceministro Ferruccio Fazio parla di una mortalità dello 0,028 per 100.000 mentre nel resto dell’Europa è dello 0,062/100.000.
Come curare l’influenza suina
I medici di famiglia consigliano in un documento pubblicato sul sito ufficiale, in caso di sintomi influenzali, che valgono per l’influenza stagionale e per la suina:
- non recarsi al Pronto Soccorso, in ambulatorio od in farmacia, ma contattare preventivamente per via telefonica il proprio medico,
- evitare di uscire da casa, restando se possibile nello stesso locale e avendo contatti con il minor numero possibile di persone, evitando in particolare bambini e donne in stato di gravidanza
- coprire bocca e naso con fazzoletto di carta in caso di tosse o starnuti,
- smaltire i fazzoletti in sacchetti chiusi immediatamente dopo l’uso,
- se possibile usare un bagno diverso dagli altri membri della famiglia.
E’ invece importante che chi convive in casa con un malato:
- provveda ad arieggiare frequentemente gli ambienti;
- si lavi accuratamente e spesso le mani con acqua calda e sapone e sopratutto dopo ogni contatto con il malato;
- eviti per quanto possibile il contatto diretto con le secrezioni e del malato; a seguito di eventuali contatti si lavi le mani o le altre parti del corpo, cambi gli indumenti e li lavi
- eviti di portare le mani a contatto con occhi, naso e bocca;
- faccia uso di guanti usa-e-getta per la pulizia dei materiali usati dal malato
- prima di riutilizzare asciugamani, posateria, bicchieri, indumenti, lenzuola, coperte e federe usate dal malato li lavi a caldo, meglio se a temperatura superiore a 70°;
Per quanto riguarda i farmaci, sono presenti in commercio diversi farmaci antivirali, ma secondo l’Oms il virus della febbre suina non è sensibile a tutti: è resistente all’amatadina e alla rimantidina mentre è sensibile all’Oseltamivir (Tamiflu®) e Zanamivir (Relenza®). Ultimamente pare si stia evidenziando per il virus A/H1N1 una resistenza all’Oseltamivir. In ogni caso sarà il medico a decidere di prescriverli se necessario e il trattamento antivirale esso dovrà durare per 5 giorni.
Non esistono farmaci preventivi e non è di alcuna utilità l’utilizzo di antibiotici, se non nel trattamento delle complicazioni batteriche.
Come prevenire l’influenza suina – Il vaccino: quando e a chi?
Il vaccino non ha mai una efficacia del 100% e soprattutto si deve sottolineare che serve solo per i virus specifici per i quali è stato costruito: deve essere chiarito ai pazienti che non avranno certamente protezione contro tutte le possibili infezioni respiratorie e forse nemmeno del tutto contro l’influenza!
Il vaccino per l’influenza suina è diverso da quello per l’influenza stagionale, perché diversi sono i ceppi virali in causa, come abbiamo visto. Una immunizzazione completa perciò dovrà prevedere due vaccini distinti, praticabili anche in tempi ravvicinati, ma non contemporaneamente.
Il vaccino antinfluenzale contro l’influenza stagionale è raccomandato a tutti, salvo che a pazienti affetti da malattie autoimmuni o con terapie fortemente imunodepressive in corso: lo è particolarmente
- a tutti gli anziani over 65, perché le difese immunitarie naturali cominciano a diminuire: senectus ipsa morbus!
- ai soggetti a forte rischio di complicanze (bambini con meno di 2 anni, portatori di malattie polmonarie cardiovascolari – non gli ipertesi non complicati -, ai diabetici, ai pazienti HIV-positivi, agli insufficienti renali, ai portatori di malattie emopoietiche).
Il vaccino antinfluenzale stagionale, ma in particolare quello anti H1N1 è raccomandato poi nelle donne in gravidanza, negli asmatici, negli obesi con Indice di Massa Corporea superiore a 30. Questi ultimi sembrano particolarmente suscettibili alle complicazioni della “suina” e sono da sorvegliare con particolare attenzione.
Attualmente il vaccino antinfluenza stagionale è somministrato dai medici di famiglia (ma può essere acquistato in farmacia e autosomministrato): il periodo è quello favorevole.
Il vaccino specifico anti H1N1 non è disponibile per tutti (le dosi prodotte sono ancora insufficienti) e viene somministrato a cura delle ASL (a Torino anche al Sant’Anna per le donne incinte e al Regina Margherita per i bambini): le priorità sono
- personale medico (dottori ed infermieri) che deve garantire l’assistenza sanitaria (strutture private escluse),
- personale in grado di garantire aspetti critici della sicurezza del Paese (Vigili del Fuoco, Polizia, Protezione civile, …) e personale che garantisce la continuità dei servizi essenziali (acqua, energia, telecomunicazioni, rifiuti, …)
- soggetti a rischio affetti da patologie croniche gravi, certificate dal medico di famiglia
- bambini e donne gravide
I giovani e gli adulti sani non sono candidati alla vaccinazione anti H1N1, in considerazione della sua ridotta pericolosità.
Io (66enne iperteso ma sostanzialmente sano) e i miei familiari (allergici stagionali, piccoli ipertesi) non praticheremo il vaccino anti H1N1.