I POLMONI E LA POLLUZIONE ATMOSFERICA

INQUINANTI

Importanti  ed estesi studi scientifici hanno documentato una correlazione significativa della mortalità e delle ospedalizzazioni per fluttuazioni giornaliere del PM10.

L’esposizione cronica alla polluzione atmosferica è poi correlata ad un aumento significativo della mortalità cardiorespiratoria, segnatamente per cancro del polmone.

La natura degli inquinanti è assai varia, suddivisibile in gas (SO2,  O3, CO, COC cioè composti organici volatili) e particolato di varie dimensioni. La presenza di nebbia può modificare le concentrazioni relative degli inquinanti e modificarne la pericolosità.

  • ANIDRIDE SOLFOROSA (diossido di zolfo)

Si trova nell’atmosfera  per combustione di  materiale fossile (carbone, derivati del petrolio), come impurità, anche se oggi le emissioni sono molto ridotte per attenzioni all’origine (marmitte catalitiche, desolforazione nelle centrali termoelettriche). E’ emessa in natura dalle eruzioni vulcaniche. In condizioni atmosferiche adeguate, soprattutto con la nebbia può dare origine ad acido solforico (H2SO4) inalabile e componente delle cosiddette piogge acide.

Anidride solforosa e acido solforico hanno  un forte effetto irritante sulle vie aeree, anche a concentrazioni ridotte.

  • OSSIDI DI AZOTO

Anch’essi prodotti dai combustibili fossili e dalle eruzioni vulcaniche

  • OZONO

E’ un inquinante prodotto dalla reazione dell’ossigeno con  l’ossido di azoto e  COV ( composti  organici volatili)  in presenza di raggi ultravioletti e di temperature elevate (smog tipo Los Angeles). Ha un’azione ossidante.

  • OSSIDO DI CARBONIO

Dovuto a combustione incompleta di idrocarburi si trova in atmosfera a concentrazioni poco significative  rispetto alle concentrazioni  inalate con il fumo di tabacco o presenti  in ambienti in cui si fumi.

  • IDROCARBURI POLICICLICI AROMATICI

Presenti in natura nei combustibili fossili vengono liberati nell’aria dalle combustioni, soprattutto se incomplete.  Si formano anche nella carbonizzazione di sostanze alimentari ( eccessiva cottura alla griglia) e nei roghi di scarti indifferenziati.  Sono classificati come cancerogeni sospetti o accertati (come il benzopirene).

  • PARTICOLATO

Particelle solide sospese nell’atmosfera, di varia origine, naturale e antropica (ceneri di incendi ed eruzioni vulcaniche e combustioni in genere, polveri da demolizioni e da erosione terrestre dovuta al vento, frammenti di pneumatici , residui organici vegetali  e da lavorazioni industriali)

≥ 10  micrometri (micron,µ): particelle inorganiche, pollini.  Molto variabili nei luoghi e nel tempo, con tendenza alla sedimentazione, spontanea, movimentati dal vento. Per lo più trattenute nelle alte vie aeree, se la respirazione è nasale.

10 -2,5 µ  (denominate particelle inalabili), raggiungono le vie aeree inferiori

2,5 – 1 µ (particelle fini) prodotte spesso per condensazione di gas sovrasaturi a basse temperature, raggiungono le vie aeree inferiori fino agli alveoli

≤0,1 µ (ultrafini)  raggiungono gli alveoli e si possono diffondere nel torrente circolatorio fino a passare anche la barriera emato-encefalica e raggiungere il cervello.

MECCANISMI DEL DANNO ALLE VIE AEREE

Il meccanismo infiammatorio diretto  danneggia le cellule epiteliali che producono sostanze chemiotattiche che richiamano neutrofili e macrofagi, i quali a loro volta producono altri mediatori dell’infiammazione, m anche proteasi  responsabili di danni della struttura proteica dei bronchi e dei polmoni.

Lo stress ossidativo  è responsabile dell’attivazione di recettori epiteliali sui bronchi e un incremento di citochine particolarmente quelle coinvolte nei meccanismi dell’asma.

Reazioni immunitarie particolari, modificazioni epigenetiche, alterazioni del microbioma polmonare sono oggetto di studio sui meccanismi del danno respiratorio da polluzione atmosferica.

Il rimodellamento delle vie aeree è conseguenza del ripetuto danno infiammatorio e ossidativo e comporta una alterazione irreversibile nelle strutture bronchiali.

Largamente noti sono gli effetti mutageni del vario miscuglio di sostanze disperse nell’atmosfera inquinata, soprattutto degli HAP (idrocarburi aromatici policiclici).

MALATTIE RESPIRATORIE

Diversi studi dimostrano che l’incidenza di cancro nel polmone è aumentata nelle aree ad alta polluzione atmosferica, con un incremento del rischio dal 7 al 22%.  Anche le donne  che nei paesi in via di sviluppo  cucinano ancora   con fornelli a carbone o a  biomasse, quindi con elevate concentrazioni di inquinanti nell’aria indoor, hanno  più elevate incidenze di cancro bronchiale.

I picchi di polluzione atmosferica aggravano notevolmente i sintomi dei pazienti  affetti da asma, aumentano il numero delle riacutizzazioni e riducono il controllo della malattia. L’esposizione persistente ad una elevata polluzione (come il vivere vicino ad una strada ad alto traffico) favorisce l’insorgere dell’asma nei bambini  e probabilmente anche negli adulti.

Particolarmente  dannosi sui  malati di BPCO sono i picchi di polluzione associati a condizioni climatiche particolari (soprattutto nebbia, che condensa l’anidride solforosa in acido solforico): memorabile l’evento del dicembre 1952 a Londra con 12.000 morti e 150.000 ricoveri ospedalieri.   Certamente l’inquinamento atmosferico a lungo termine aggiunge un ulteriore danno respiratorio ai fumatori, agli esposti a fumo passivo e agli esposti  professionalmente a fumi.

La polluzione atmosferica è verosimilmente un fattore favorente le infezioni respiratorie in persone predisposte, come i portatori di bronchiectasie.

CONSIGLI  PRATICI

Naturalmente sono di pertinenza delle autorità cittadine o regionali i provvedimenti generali che riguardano l’urbanistica, la collocazione delle industrie inquinanti,  il controllo di un adeguato smaltimento dei fumi, le regolamentazioni degli impianti di riscaldamento,  la regolamentazione del traffico veicolare, la rilevazione dei livelli di inquinamento e i relativi avvisi alla cittadinanza.

Purtroppo non vi sono molte possibilità personali per evitare i danni da inquinamento atmosferico per chi vive nelle città ad alto tasso di polluzione, come Torino: resta solo la fuga, da mettere in atto in modo definitivo  o almeno temporaneo (vacanze, week-end), quando si può.

E’ certamente da evitare l’attività fisica che comporti iperventilazione: correre o pedalare in città, aumentando il numero e la profondità degli atti respiratori, costringe ad inalare una maggior quantità di inquinanti. Meglio praticare attività sportive  in luoghi più salubri

Curare una buona respirazione nasale: il naso trattiene almeno il particolato di dimensioni maggiori, oltre ad umidificare e riscaldare l’aria che raggiunge le vie aeree inferiori.

Curare al meglio l’aria indoor, controllando soprattutto le fonti di inquinamento in cucina, come la cattiva combustione di gas o la produzione di fumi per carbonizzazione di cibi.

Curare la pulizia e la sostituzione dei filtri dei condizionatori d’aria domestici.

Gli abbattitori di particelle e di fumi di uso industriale hanno impieghi di utilità non sempre comprovata a livello domestico.